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Un volantino del Servizio Affidi trovato per caso, non ricordo dove, custodito per più di 2 anni, ma mai dimenticato. Mi sono detta "può essere che un domani io li contatti".

Ed è così che il percorso di Marina e Davide ha inizio.

"L'ho conservato preziosamente per tutto questo tempo, fino a che ho sentito che poteva essere arrivato il momento giusto per noi. Non avevamo mai sentito parlare dell'Affido, non ne conoscevamo le possibilità, né, tantomeno, le diverse tipologie di percorso che si possono intraprendere.

In quel prezioso volantino reperito per caso, o forse non così per caso, ciò che al momento mi aveva colpita era la possibilità di essere di aiuto e supporto anche solo per qualche giorno durante la settimana, senza l'obbligo di incamminarsi in un'esperienza a tempo pieno che allora non faceva per noi. Quando ho sentito che per me poteva essere arrivato il momento giusto, ne ho parlato con Davide. Ci siamo trovati subito d'accordo, nessuna resistenza, nessuna discordanza, solo un sano interrogarsi e porsi domande "importanti" a cui ancora non potevamo avere risposte; per comprendere e comprenderCi meglio, bisognava intraprendere il cammino e, rispetto a questa decisione, siamo stati uniti fin dal principio".

"Io non so che cosa sarò capace di fare in questo frangente e quindi mi lascio andare. Rimango aperto, in ascolto. Ho capito durante il percorso di formazione intrapreso che ogni situazione è a sé, che non esistono affidi facili o difficili, affidi "pesanti" o affidi "leggeri" in termini emotivi, ma ogni relazione che si instaura ha le proprie peculiarità e porta con sé il proprio bagaglio di ricchezza e difficoltà. Siamo in ascolto e anche noi, in un certo senso, ci stiamo affidando ad un'equipe di esperti che sentiamo aver compreso a pieno i nostri bisogni, i nostri punti di forza, le nostre fragilità. Ho oggi una consapevolezza diversa rispetto a ciò che potrò fare, mi sento più sicuro di me stesso e più sereno, perché so che non saremo soli. Oggi so di poter affrontare con la necessaria tranquillità una cosa complicata e so di poter contare su determinate persone. Questo è stato per me il grande apprendimento del corso di formazione, una consapevolezza senza la quale avrei avuto molto timore nell'intraprendere una relazione così preziosa e delicata".

"Durante la formazione abbiamo scoperto che si può sorridere anche nelle situazioni difficili; una parola chiave emersa attraverso il confronto con le altre famiglie, è stata proprio "ironia". Inizialmente mi sono detta "Ma che cavolo c'è da sorridere?!", poi ho compreso che l'ironia e un pizzico di leggerezza diventano risorsa imprescindibile per sdrammatizzare situazioni complesse, risorsa per noi e per la bambina o il bambino che un giorno accoglieremo".

Marina e Davide siedono l'una accanto all'altro, sorridono. Durante l'intervista talvolta si guardano come a chiedersi "rispondo io o rispondi tu?". Alla fine succede che si raccontano entrambi e lo fanno insieme, complementari l'una all'altro, con meravigliosa spontaneità.

"Se dovessimo dare un suggerimento a chi è indeciso se intraprendere o meno questo percorso, noi diremmo che vale la pena provarci. Occorre iniziare per comprendere se è la strada giusta per te o non lo è, occorre mettersi in gioco per avere delle risposte, per smontare i pregiudizi, per lenire le insicurezze.

Il percorso di formazione e in seguito di valutazione, ci hanno permesso, non solo di conoscere cose di cui non eravamo a conoscenza, ma anche di scoprire aspetti di noi stessi e della nostra coppia su cui non ci eravamo prima mai soffermati, cose che addirittura non ci eravamo mai detti.

Crediamo di essere cresciuti attraverso questi intensi momenti di confronto e di scambio, tra noi, con l'equipe e con altre famiglie che già, a differenza nostra, stanno vivendo l'esperienza dell'Affido. Ora ci sentiamo più forti. Ora ci sentiamo più pronti".

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